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lunedì 1 gennaio 2018

Per la Rubrica: Storia del Giappone Periodo Showa 1927-1945


Chiune Sugihara
Chiune Sugihara - Sempo
Chiune Sugihara (Yaotsu, 1° gennaio 1900 – Kamakura 31 Luglio 1986) è stato un diplomatico giapponese che ha servito come viceconsole per l'Impero giapponese in Lituania.

Durante la Seconda guerra mondiale aiutò circa 6.000 profughi, la maggior parte ebrei, a lasciare il paese, distribuendo visti di transito per poter viaggiare in Giappone e rischiando così la sua carriera e la vita della sua famiglia.


Gli ebrei in fuga erano rifugiati provenienti dalla Polonia occidentale, occupata dalla Germania, o dalla Polonia orientale, occupata dall'Unione Sovietica, e residenti della Lituania.

Chiune Sugihara disse ai rifugiati di chiamarlo Sempo, la lettura sino-giapponese dei caratteri del suo nome, poiché per loro era più facile da pronunciare.

In seguito, fu anche chiamato Schindler giapponese.
Visto rilasciato nel 1940 dal console Sugihara in Lituania

Per le sue azioni, nel 1985 Israele lo nominò Giusto tra le Nazioni, unico giapponese ad esserne onorato.


La riabilitazione ufficiale del nome di Chiune Sugihara da parte del governo giapponese avvenne il 10 ottobre 2000, quando il Ministro degli esteri Yōhei Kōno si scusò con la famiglia Sugihara.

L'11 marzo 2011, ci fu il terremoto del Tōhoku e, non appena furono annunciati i danni, le società ebraiche nazionali e internazionali si appellarono al ricordo dei meriti di Chiune Sugihara, che aveva fatto tutto il possibile per salvare i profughi ebrei durante la seconda guerra mondiale.

Il 23 giugno 2011, al Skirball Cultural Center di Los Angeles, dopo che l'attore Ken Watanabe aveva letto il messaggio "Solidarietà per il Giappone", fu mostrato il film Sugihara: Conspiracy of Kindness. L'incasso fu donato al Nihon no tame no danketsu (lett. "Fondo per il soccorso del Giappone terremotato").

Come proposto dal deputato Tairō Harayama, il monumento per elogiare pubblicamente Chiune Sugihara fu costruito all'interno dell'università di Waseda e fu scritto: «Prese una giusta e naturale decisione, non come diplomatico, ma come persona».

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