Menù

domenica 18 marzo 2018

Pensieri...

L’amore più profondo è l’amore nascosto.

Una poesia dice:
«Alla mia morte dal fumo conoscerai
il mio amore, mai espresso e tenuto celato nel mio cuore».

Chi esprime il suo amore prima di morire,
non ama profondamente.
Solo l’amore che rimane celato fino alla morte
è infinitamente nobile.
Sono convinto che sia sublime amare fino alla morte.

Frasi – Yamamoto Tsunetomo.
- - - - -

«Se desideri sondare il cuore di un amico, ammalati».

Chi si comporta da amico quando tutto va bene,
ma poi volta le spalle come un estraneo in caso di malattia
o di sventura è solo un vigliacco.
Per tutto il tempo della sua vita il samurai
non deve mai permettersi di allontanarsi da coloro verso i quali è spiritualmente debitore.
Ecco dunque un mezzo per misurare i sentimenti reali di un uomo.
Molto spesso ci rivolgiamo agli altri per chiamarli in aiuto e
li dimentichiamo quando la crisi è passata.

Aforismi – Yamamoto Tsunetomo.

domenica 11 marzo 2018

11 Marzo Remember Fukushima

Disastro nucleare di Fukushima Dai-ichi
Maremoto del Tōhoku
Il terremoto del Tōhoku si verificò l'11 marzo 2011 al largo della costa della regione di Tōhoku, nel Giappone settentrionale, alle ore 14:46 locali alla profondità di 30 chilometri.
Il sisma, di magnitudo 9,0 (secondo l'USGS), con epicentro in mare e con successivo tsunami, è a tutt'oggi il più potente mai misurato in Giappone e il quarto a livello mondiale.

Il disastro di Fukushima Dai-ichi  è una serie d’incidenti, incluse quattro distinte esplosioni, avvenuta presso la centrale nucleare omonima situata presso Naraha nella Prefettura di Fukushima, in Giappone, a seguito del terremoto e maremoto del Tōhoku dell'11 marzo 2011.
L'interruzione della corrente elettrica seguita al fatto che i gruppi elettrogeni di sicurezza alimentati da motori diesel vennero distrutti dal maremoto, causò il blocco dei principali sistemi di raffreddamento in tre reattori.
I reattori erano stati fermati automaticamente al momento della scossa, ma il loro corretto spegnimento avrebbe richiesto la dissipazione del calore residuo di reazione per un periodo di vari giorni, invece non si riuscì a riprenderne il controllo e nel corso dei due giorni successivi, in momenti diversi, i noccioli di tutti e tre i reattori subirono il meltdown completo.
Inizialmente classificato come grado 5, fu poi innalzato al grado 7 della Scala INES dall'11 aprile 2011, nel loro insieme gli eventi costituiscono quindi l'unico incidente nucleare la cui gravità è stata classificata dello stesso grado del Disastro di Cernobyl.

Il numero delle vittime a solo seguito del terremoto e maremoto da parte della National Police Agency giapponese fu di 13.228 morti e 14.529 dispersi, con stime dei dispersi effettivi vicine ai 17.000 per un totale di oltre 30.000 vittime.

Il terremoto del Tōhoku si verificò l'11 marzo 2011 al largo della costa della regione di Tōhoku, nel Giappone settentrionale, alle ore 14:46 locali alla profondità di 30 chilometri.
Il sisma, di magnitudo 9,0 (secondo l'USGS), con epicentro in mare e con successivo tsunami, è a tutt'oggi il più potente mai misurato in Giappone e il quarto a livello mondiale.

sabato 10 marzo 2018

Storie Zen...

Il Suono di una mano sola
Il maestro del Tempio Kennin era Mokurai, Tuono Silenzioso. Aveva un piccolo protetto, un certo Toyo, un ragazzo appena dodicenne. Toyo vedeva che i discepoli più grandi andavano ogni mattina e ogni sera nella stanza del maestro per esser istruiti nel Sanzen o per aver privatamente qualche consiglio, e che il maestro dava loro dei Koan per fermare le divagazioni della mente.
Anche Toyo voleva fare il Sanzen.
“Aspetta un poco” disse il maestro Mokurai, “sei troppo giovane”.
Ma il piccolo insisteva, e l’insegnante finì per l’acconsentire.

Quella sera, all’ora giusta, il piccolo Toyo si presentò alla porta della stanza Sanzen di Mokurai. Batté il gong per annunciarsi, fece tre rispettosi inchini prima di entrare, poi andò a sedersi in riguardoso silenzio davanti al maestro.

“Tu puoi sentire il suono di due mani quando battono l’una contro l’altra” disse Mokurai.
“Ora mostrami il suono di una sola mano”.

Toyo fece un inchino e se ne andò nella sua stanza per riflettere su questo problema. Dalla sua finestra poteva sentire la musica delle Geishe. “Ah ho capito!” proruppe.

La sera dopo, quando il suo insegnante gli chiese di illustrargli il suono della sola mano, Toyo cominciò a suonare la musica delle geishe.

“No, no” disse Mokurai. “Questo non serve. Questo non è il suono di una sola mano. Non hai capito niente”.

Temendo che quella musica potesse disturbarlo, Toyo si trasferì in un luogo tranquillo. Riprese a meditare. “Quale può essere il suono di una sola mano?”.
Per caso sentì gocciolare dell’acqua. “Stavolta ci sono” si figurò Toyo.
Quando tornò davanti al suo insegnante, Toyo imitò il gocciolare dell’acqua.

“Che cos’è” disse Mokurai. “Questo è il suono dell’acqua che gocciola, non il suono di una sola mano. Prova ancora”.

Invano Toyo meditava per sentire il suono di una sola mano. Sentì il respiro del vento. Ma quel suono venne respinto. Nemmeno le locuste erano il suono di una sola mano.
Più di dieci volte Toyo andò da Mokurai con suoni diversi. Erano tutti sbagliati. Per quasi un anno si domandò quale potesse essere il suono di una sola mano.

Finalmente il piccolo Toyo entrò nella vera meditazione e superò tutti i suoni. “Non potevo mettere insieme nient’altro,” spiegò più tardi “così ho raggiunto il suono senza suono”.

Toyo aveva realizzato il suono di una sola mano.

martedì 6 marzo 2018

Per la Rubrica: Samurai nel cinema

Ran

Ran, che tradotto dal giapponese, vuol dire caos, è un film del 1985 scritto e diretto da Akira Kurosawa, basato sulla tragedia di Shakespeare Re Lear.

Il vecchio Daimyo Hidetora Ichimonji ha deciso di dividere il suo feudo tra i tre figli Taro, Jiro e Saburo.

Saburo, il minore, lo critica apertamente per la sua scelta folle e prevede la rovina cui andrà incontro, venendo pertanto scacciato. Hidetora non dà ascolto neppure al suo fedele consigliere Tango, né al buffone di corte.

Per sua volontà si ritira a vita privata: gli rimane un piccolo drappello di samurai, coi quali è ospite a turno presso i due figli maggiori.
Nel castello del primo egli viene trattato senza rispetto e, quando protesta, viene cacciato: ripara dall'altro ma anche lì la situazione non è migliore. Taro e Jiro, temendo che egli possa cambiare idea e pretendere di nuovo il comando sul feudo, decidono di eliminarlo.
L'attacco alla suo castello vede frecce piovere da ogni lato: tutti gli uomini a lui fedeli cadono sotto i colpi degli archibugi, il vecchio Hidetora impazzisce.
Emerge dalle rovine come un'immagine spettrale ed è lasciato andare indenne dai soldati.

Al culmine della battaglia, il primogenito Taro viene fatto uccidere a tradimento da Jiro.
Al rientro al castello di Taro lo attende la vedova di quest'ultimo, Kaede, figlia di un nobile ucciso in passato da Hidetora, che non piange la morte del marito ma, al contrario, seduce Jiro, con l'intenzione di portare alla rovina tutta la famiglia, per vendetta.
Divenuta l'amante di Jiro, inizia a manovrarlo a suo piacere, convincendolo anche a uccidere sua moglie Suè che, però, nel frattempo è fuggita.

Dopo lo scontro, Hidetora, scortato dal buffone e dal fedele Tango, si rifugia in una misera capanna dove incontra un suonatore di flauto cieco: è Tsurumaru, fratello di Suè.
I due sono figli di un altro nobile sconfitto da Hidetora, che ha accecato il giovane Tsurumaru affinché non potesse cercare vendetta. L'incontro con la vittima della sua ferocia è troppo duro per il vecchio che fugge ancora accompagnato dal buffone, precipitando sempre più a fondo nella follia.

Saburo, il figlio minore, che aveva trovato riparo presso Fujimaki, un nobile confinante - venuto a conoscenza della situazione, torna con un piccolo esercito alla ricerca del padre.

Jiro lo lascia inizialmente passare nel suo territorio, poi, spaventato dall'arrivo delle truppe di Fujimaki e spinto dai consigli di Kaede, decide di dare battaglia.
Saburo, lontano dal campo di combattimento, riesce finalmente a ricongiungersi al padre e a farlo rinsavire, ma viene ucciso dagli uomini di Jiro che stanno battendo in ritirata.
Il vecchio Hidetora, provato da un altro dolore, muore.

Rassegnato, Tango si rivolge con queste parole al buffone che piange la morte del suo signore:
« Non bestemmiare contro Buddha e gli dei. Sono loro che piangono per i delitti che gli uomini compiono per la loro stupidità, perché credono che la loro sopravvivenza dipenda dall'assassinio degli altri ripetuto all'infinito. Non piangere, il mondo è fatto così. Gli uomini cercano il dolore, non la gioia. Preferiscono la sofferenza alla pace. Guardali, questi stupidi esseri umani, che si battono per il dolore, si esaltano per la sofferenza e si compiacciono dell'assassinio! »

Nel frattempo Suè rintraccia il fratello Tsurumaru e fugge con lui dai sicari di Kaede. Tuttavia, costoro riescono a raggiungerla quando la giovane, lasciato Tsurumaru sulle rovine del loro castello, torna sui suoi passi alla ricerca del flauto che il fratello aveva perduto nella fuga.

Titolo originale: Ran
Paese di produzione: Giappone
Anno: 1985
Durata: 163 minuti
Genere: Drammatico, epico, storico
Regia: Akira Kurosawa
Produttore: Serge Silberman, Masato Hara
Montaggio: Akira Kurosawa
Musiche: Toro Takemitsu
Scenografia: Yoshiro Muraki