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martedì 6 marzo 2018

Per la Rubrica: Samurai nel cinema

Ran

Ran, che tradotto dal giapponese, vuol dire caos, è un film del 1985 scritto e diretto da Akira Kurosawa, basato sulla tragedia di Shakespeare Re Lear.

Il vecchio Daimyo Hidetora Ichimonji ha deciso di dividere il suo feudo tra i tre figli Taro, Jiro e Saburo.

Saburo, il minore, lo critica apertamente per la sua scelta folle e prevede la rovina cui andrà incontro, venendo pertanto scacciato. Hidetora non dà ascolto neppure al suo fedele consigliere Tango, né al buffone di corte.

Per sua volontà si ritira a vita privata: gli rimane un piccolo drappello di samurai, coi quali è ospite a turno presso i due figli maggiori.
Nel castello del primo egli viene trattato senza rispetto e, quando protesta, viene cacciato: ripara dall'altro ma anche lì la situazione non è migliore. Taro e Jiro, temendo che egli possa cambiare idea e pretendere di nuovo il comando sul feudo, decidono di eliminarlo.
L'attacco alla suo castello vede frecce piovere da ogni lato: tutti gli uomini a lui fedeli cadono sotto i colpi degli archibugi, il vecchio Hidetora impazzisce.
Emerge dalle rovine come un'immagine spettrale ed è lasciato andare indenne dai soldati.

Al culmine della battaglia, il primogenito Taro viene fatto uccidere a tradimento da Jiro.
Al rientro al castello di Taro lo attende la vedova di quest'ultimo, Kaede, figlia di un nobile ucciso in passato da Hidetora, che non piange la morte del marito ma, al contrario, seduce Jiro, con l'intenzione di portare alla rovina tutta la famiglia, per vendetta.
Divenuta l'amante di Jiro, inizia a manovrarlo a suo piacere, convincendolo anche a uccidere sua moglie Suè che, però, nel frattempo è fuggita.

Dopo lo scontro, Hidetora, scortato dal buffone e dal fedele Tango, si rifugia in una misera capanna dove incontra un suonatore di flauto cieco: è Tsurumaru, fratello di Suè.
I due sono figli di un altro nobile sconfitto da Hidetora, che ha accecato il giovane Tsurumaru affinché non potesse cercare vendetta. L'incontro con la vittima della sua ferocia è troppo duro per il vecchio che fugge ancora accompagnato dal buffone, precipitando sempre più a fondo nella follia.

Saburo, il figlio minore, che aveva trovato riparo presso Fujimaki, un nobile confinante - venuto a conoscenza della situazione, torna con un piccolo esercito alla ricerca del padre.

Jiro lo lascia inizialmente passare nel suo territorio, poi, spaventato dall'arrivo delle truppe di Fujimaki e spinto dai consigli di Kaede, decide di dare battaglia.
Saburo, lontano dal campo di combattimento, riesce finalmente a ricongiungersi al padre e a farlo rinsavire, ma viene ucciso dagli uomini di Jiro che stanno battendo in ritirata.
Il vecchio Hidetora, provato da un altro dolore, muore.

Rassegnato, Tango si rivolge con queste parole al buffone che piange la morte del suo signore:
« Non bestemmiare contro Buddha e gli dei. Sono loro che piangono per i delitti che gli uomini compiono per la loro stupidità, perché credono che la loro sopravvivenza dipenda dall'assassinio degli altri ripetuto all'infinito. Non piangere, il mondo è fatto così. Gli uomini cercano il dolore, non la gioia. Preferiscono la sofferenza alla pace. Guardali, questi stupidi esseri umani, che si battono per il dolore, si esaltano per la sofferenza e si compiacciono dell'assassinio! »

Nel frattempo Suè rintraccia il fratello Tsurumaru e fugge con lui dai sicari di Kaede. Tuttavia, costoro riescono a raggiungerla quando la giovane, lasciato Tsurumaru sulle rovine del loro castello, torna sui suoi passi alla ricerca del flauto che il fratello aveva perduto nella fuga.

Titolo originale: Ran
Paese di produzione: Giappone
Anno: 1985
Durata: 163 minuti
Genere: Drammatico, epico, storico
Regia: Akira Kurosawa
Produttore: Serge Silberman, Masato Hara
Montaggio: Akira Kurosawa
Musiche: Toro Takemitsu
Scenografia: Yoshiro Muraki

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