kamishibai
Il kamishibai,
o teatro d'immagini, è una forma espressiva tradizionale giapponese di
narrazione per immagini che ha avuto origine nei Templi Buddhisti nel Giappone del XII Secolo,
dove i monaci, utilizzavano gli Emakimono per narrare ad un pubblico,
principalmente analfabeta, delle storie dotate di insegnamenti morali.
Antico Emakimono |
Il termine kamishibai deriva dall'unione delle parole “kami“ (carta) e “shibai“ (teatro, drammatizzazione) e si può tradurre come “teatro di carta“. Consiste in un Butai (teatrino in legno) di misure ridotte all'interno del quale un kamishibaiya (narratore) fa scorrere delle immagini disegnate che illustrano una storia in sequenza.
Butai in legno |
Superò di gran lunga – in termini di pubblico – altre forme di intrattenimento
come il cinema o il teatro.
Kamishibaya con il suo Butai montato su di una bicicletta |
Con il Butai montato sulle biciclette, i Kamishibaiya si spostavano di villaggio in villaggio o tra i vari quartieri delle città e si annunciavano usando uno strumento formato da due battenti in legno, Hyoshigi, al cui suono familiare bambini e ragazzi accorrevano numerosi.
Hyoshigi |
Benshi |
La formula adottata dai Kamishibaiya era quella di terminare lo spettacolo senza però concludere la storia narrata, rimandandone la fine ai successivi episodi. Questo gli avrebbe garantito una nuova affluenza di pubblico curioso di sapere come sarebbero proseguiti gli eventi.
Normalmente la proposta prevede uno spettacolo di circa 50 minuti, con musica di sottofondo, che contempla la narrazione di tre diverse storie, adatte ai bambini a partire dai 5 anni di età. Una storia poteva essere composta anche da trenta episodi, ed in media ogni episodio si componeva di sedici disegni.
Le storie narrate, sono fiabe che hanno dei punti in comune con quelle
della tradizione europea, ma allo stesso tempo se ne differenziano per alcuni
elementi specifici. Spesso hanno una struttura circolare a cui sembrerebbe
mancare un finale, che peraltro non contiene il classico “happy end”, e molte
volte non sciolgono neppure gli enigmi incontrati nel corso della storia.
Esprimono un concetto di “vuoto” che caratterizza molti aspetti della cultura e
dell'arte giapponese.
Le fiabe
di Momotaro e Issun-bōshi sono tra le più popolari in Giappone, al pari delle
nostre Cenerentola o Cappuccetto Rosso. Simili nella struttura, simboleggiano
il passaggio all'età adulta attraverso i riti di iniziazione. Un tema
ricorrente, inoltre, è quello della separazione che, a differenza delle fiabe
europee, qui si colloca nel finale. In Kaguya Hime, la bimba trovata nel
tronco di bambù
Le immagini dovevano essere concepite e realizzate considerando le
peculiarità del Kamishibai: lo
scorrimento delle immagini da sinistra a destra, e quindi valutando gli effetti
che si volevano creare, come ad esempio far scorrere molto lentamente un'
immagine svelando parzialmente quella successiva, gestendo abilmente i momenti
di suspence.
Kamishibaya al lavoro |
Le storie non erano indirizzate esclusivamente all'infanzia, ma erano per un pubblico di tutte le età.
I generi spaziavano dal comico al drammatico.
Tameharu Nagata uno dei più vecchi Kamishibaya viventi |
Spesso i protagonisti erano
giovani eroi che dovevano misurarsi con una serie di prove o affrontare
spaventosi alieni che si muovevano alla conquista del mondo.
Nel Kamishibai apparvero i primi
personaggi in costume e con identità segrete, prototipi dei moderni supereroi.
In assoluto il più popolare fu Fantaman (Ogon
Bat), che sopravvisse al declino del Kamishibai
trasmigando nei Manga (fumetti
giapponesi) e successivamente alle Anime (abbreviazione
di animēshon
traslitterazione giapponese della parola Inglese “animazione”).
Il Giappone ha una lunga tradizione di narrazioni per immagini, dagli antichi Emakimono ai moderni Manga, dei quali il Kamishibai si può considerare un antesignano. Scrive infatti nel suo libro “Manga Kamishibai” Eric P. Nash: “Se la maggior parte della cultura pop giapponese […] ha origine dai Manga, il Manga ha le sue radici nel Kamishibai”.
l'autore Sanpei Shirato |
La parabola del Kamishibai si concluse in coincidenza dell'avvento della televisione, chiamata inizialmente Denki Kamishibai (kamishibai elettrico), il che ci indica quanto il Kamishibai abbia rappresentato un importante fenomeno culturale all'interno della società giapponese.
In Italia abbiamo un degno rappresentante del teatro d'immagini giapponesi, il suo nome è Pino Zema, il quale gira per il paese con il suo Kamishibai contribuendo alla scoperta e diffusione di quest'arte antica.
Il Kamishibaya italiano Pino Zema e il suo Butai |
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