Le origini del Chadō
Il Cha
no yu (acqua calda per il tè), conosciuto in Occidente anche
come Cerimonia del tè, è un rito sociale e spirituale praticato in
Giappone, indicato anche come Chadō o Sadō,
("Via del tè").
La Cerimonia si
basa sulla concezione del wabi-cha. Questa cerimonia e pratica spirituale
può essere svolta secondo stili diversi ed in forme diverse.
A seconda delle
stagioni cambia la collocazione del bollitore (Kama): in autunno e inverno è
posto in una buca di forma quadrata chiamata Ro (fornace), ricavata in uno
dei tatami che formano il pavimento.
In primavera ed estate invece in
un Furo (braciere) appoggiato sul tatami.
La forma più
complessa e lunga è la Chaji consiste in un pasto in stile Kaiseki nel
servizio di Koicha (tè denso) e in quello di Usucha (tè leggero). In tutti i
casi si usa, in varie quantità, il matcha, tè verde polverizzato,
che viene mescolato all'acqua calda con l'apposito Chasen (frullino di bambù).
Quindi la bevanda che ne risulta non è un'infusione ma una sospensione:
la polvere di tè viene cioè consumata insieme all'acqua. Per questo motivo e
per il fatto che il Matcha viene prodotto utilizzando germogli
terminali della pianta, la bevanda ha un effetto notevolmente eccitante.
Infatti veniva e viene ancora utilizzata dai monaci zen per rimanere svegli
durante il Zazen (pratiche meditative). Il tè leggero Usucha, a
seguito dello sbattimento dell'acqua col frullino durante la preparazione, si ricopre
di una sottile schiuma di una tonalità particolarmente piacevole e che si
intona con i colori della tazza.
L'origine di una
cerimonia formale che accompagnasse e regolasse il consumo del tè è
sicuramente cinese, si può presumere che l'esigenza della formazione di un
cerimoniale sia correlata alla notevole diffusione di questa bevanda nelle
classi aristocratiche databile intorno al 758 d.C.
In Giappone, la
pianta del tè, nel suo utilizzo matcha, fu importata dal monaco Tendai Eisai (1141-1215) della scuola Buddhista Rinzai, nel 1191,
così che nel 1282 si tenne nel tempio Saidai-ji di Nara il
primo ōchamori in cui venivano evidenziati gli aspetti spirituali della
Cerimonia del tè.
Ma la pratica
mondana del Tōcha, passatempo aristocratico prevalse presto in Giappone sull'ōchamori,
e la decadenza spirituale della pratica del tè legata ai principi chán e
zen seguì tutto il XIV e XV secolo.
Fu il
monaco zen Rinzai Murata Shukō (1428-1502) a elaborare, sotto la
guida del maestro Ikkuyu Sōjun (1394-1481) il cerimoniale del Chadō
che si fondava sul principio di "leggere il Dharma del Buddha anche nella
bevanda del tè", eliminando ogni ostentazione di ricchezza tipica della
cerimonia del tōcha e riportando la cerimonia del tè in un
ambito di semplicità e sobrietà.
Con la morte, nel 1502, di Murata Shukō,
la pratica del Chadō ebbe un arresto di alcuni decenni,
determinato anche dalle feroci guerre civili. Occorre aspettare un altro monaco
zen, Takeno Jōō (1502-1555), allievo dei discepoli di Murata
Shukō, Sochin e Sogo, perché lo sviluppo della Via del tè riprendesse.
Takeno Jōō gettò le basi della concezione Wabi-cha, studiando con Sochin e
Sogo sia la poesia Waka sia il Kōdō (la Via
dell'incenso). Modificò il Cha no yu eliminando gli
scaffali per gli utensili e disponendo questi ultimi direttamente sui Tatami e
utilizzando solo legno grezzo per il Tokonoma. Takeno Jōō ideò anche
l'usanza di porre il Ro (il focolare sopra il quale veniva
poggiato il bollitore per l'acqua per il tè) direttamente nella stanza della cerimonia,
ereditando questa usanza dalla cultura contadina.
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Sen no Rikyu |
Terzo grande maestro del tè fu un altro
monaco zen, Sen no Rikyū (1522-1591), che a diciannove divenne diretto discepolo di Takeno
Jōō, cui rimase vicino per i successivi quindici anni. Dal 1578 al 1582, Sen no
Rikyū ricoprì l'incarico di funzionario dello Shōgun Oda Nobunaga e,
dopo la morte,ricoprì lo stesso incarico per il suo successore, Toyotomi
Hideyoshi.
Tra il nuovo Shōgun e il
maestro del tè nacque subito un rapporto di rispetto reciproco, che consentì la
diffusione di questa pratica nell'ambiente dei samurai e persino presso la
Corte imperiale.
L'eredità della "casa" di Sen no
Rikyū fu assegnata invece a suo genero, Shōan Sōjun (1546-1614)
cui seguì il figlio Genpaku Sōtan (1578-1658). Fu Genpaku Sōtan a
rivalutare l'ideale Wabi della Cerimonia del tè e il suo stretto legame
con lo zen del tempio Daitoku-ji, fondando le basi del Cha no yu insegnato
dalla famiglia Sen.
Genpaku Sōtan divise nel suo testamento i
beni immobili fra tre dei suoi quattro figli, essendo il primogenito Sosetsu
deceduto nel 1652. Il gruppo delle case principali della famiglia Sen fu
diviso tra il terzogenito Koshin Sōsa (1613-1672), e il
quartogenito Sensō Soshitsu (1622-1697). Al secondogenito, Ichiō
Sōshu (1593-1675), che si era allontanato dalla famiglia per un certo
periodo di tempo, fu assegnata una abitazione, denominata Kankyu-an . Da
ciascuno di questi figli di Genpaku Sōtan ebbe origine una differente scuola
di Cha no yu, che si affianca a quella che ha origine da Furuta
Oribe (Oribe Ryū): da Koshin Sōsa ha origine la scuola Omotesenke,
da Sensō Soshitsu ha origine la scuola Urasenke e da Ichiō Sōshu,
la Mushanokōjisenke.
Tutte e tre le scuole sono a tutt'oggi
esistenti.