In Giappone, alla preparazione e
alla degustazione del Cha (tè) è destinata una costruzione
a sé stante rispetto alla casa tradizionale giapponese: la Sukiya ovvero la Stanza del té.
Il Machiai il portico che precede la Sukiya, la stanza del Té. |
Questo termine ha alcuni significati:
dimora della fantasia, o dimora del vuoto, perché priva di ornamenti.
Fu il maestro del tè Sen-no-Soeki,
generalmente noto col nome di Rikyu, a codificare la cerimonia del
tè giapponese nota come Chanoyu e riportando lo spirito del
tè ad un’essenzialità e una semplicità che si era persa nonostante la filosofia
zen imperante nel Giappone del XVI secolo.
A lui, dunque, si deve
il canone del Chadō, la via del tè, che viene praticata tuttora in Giappone.
Il Roji |
Per accedervi bisogna percorrere il Roji, un sentiero nel giardino, passare per il Machiai, un portico, sotto il sotto il quale gli invitati attendono prima di poter entrare e il Mizuya un anticamera in cui gli utensili sono lavati e preparati prima dell’uso.
Il Mizuya |
La Sukiya è piccola, può accogliere cinque persone al massimo, deve dare l’impressione di una raffinata povertà. Sembra spoglia ed essenziale, e lo è, ma è frutto di una profonda elaborazione artistica perché i dettagli sono scelti con la stessa cura con cui si sceglierebbero per il palazzo imperiale.
I falegnami cui si rivolgono i maestri del
té non sono falegnami comuni, ma artigiani specializzati.
Il Tokonoma |
La tradizionale Sukiya giapponese rappresentata
in un disegno.
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