Le armi dei Bushi

Mitsubishi A6M Zeke (Zero)
Il Mitsubishi A6M era un caccia leggero in dotazione al Dai-Nippon Eikoku Kaigun Kōkū Hombu, il servizio aeronautico della Marina Imperiale Giapponese, dal 1940 al 1945.
Un Mitsubishi 6AM2 Mod.21 al Museo delle scienze di Tokyo
La designazione ufficiale si otteneva componendo la "A" per "aereo imbarcato", il "6" perché era il sesto modello costruito per la Marina Giapponese e la "M" iniziale del costruttore: la Mitsubishi. L'A6M veniva solitamente chiamato dagli alleati con il nome "Zero", una denominazione a volte associata per errore anche ad altri aerei da caccia quali il Nakajima Ki-43. Oltre che Zero, il modello venne chiamato dagli statunitensi con altri soprannomi, quali "Zeke", "Hamp" e "Hap".

Basandosi sull'esperienza in Cina dell'A5M nel 1937, la Marina Imperiale Giapponese chiese la realizzazione di un nuovo modello da caccia con specifiche quali: una velocità di 500 Km/h a 4000 m, una velocità di salita a 3000 m in 9,5 minuti; un'autonomia massima di 8 ore a regime economico e con serbatoi supplementari, di 2 ore a potenza di combattimento; una maneggevolezza non inferiore a quella del caccia che doveva rimpiazzare del Mitsubishi A5M; un armamento di due cannoni da 20 mm e da due mitragliatrici da 7.7 mm, più 60 Kg di bombe. Doveva avere, inoltre, un apparato radio completo su ogni aereo, insieme con un radiogoniometro per la navigazione a lungo raggio, mentre l'apertura alare doveva essere minore di 12 m per poter essere adatta alle portaerei.

Nacque così il progetto del Mitsubishi A6M. Jirō Horikoshi, il progettista della Mitsubishi, ritenne che i requisiti potessero essere soddisfatti, ma solo rendendo l'aereo il più leggero possibile. Ogni metodo disponibile per risparmiare peso venne utilizzato ed i progettisti fecero un uso estensivo della nuova lega di duralluminio. Con il suo progetto di monoplano con ali basse a sbalzo, carrello di atterraggio retrattile e cabina di pilotaggio chiusa, il progetto non solo era molto più moderno di qualunque velivolo usato dalla marina nel passato ma, era uno dei più moderni al mondo.

Quando iniziarono le ostilità con lo scoppio della seconda guerra mondiale, lo Zero veniva ritenuto il miglior caccia basato su portaerei del mondo, perché associava una eccellente manovrabilità ad una autonomia molto estesa. All'epoca dell'attacco a Pearl Harbor infatti, c'erano solo 420 Zero attivi nel Pacifico. Il modello 21 imbarcato su portaerei era il tipo incontrato più spesso dagli americani, spesso molto più lontano dalla sua portaerei di quanto atteso.
Mitsubishi 6AM2 imbarcati sulla portaerei Akagi il 7 Dicembre 1940

Nei primi combattimenti aerei, lo Zero si guadagnò una leggendaria reputazione come "cacciatore", ma nel 1942 le nuove tattiche di combattimento consentirono ai piloti alleati di ingaggiare duelli in termini più equilibrati.
Proprio a causa della agilità del Mitsubishi A6M i piloti alleati scoprirono che la tattica di combattimento corretta contro lo Zero era di rimanere fuori tiro e combattere sulla picchiata e cabrata. Utilizzando la velocità e resistendo alla tentazione di battere in manovra lo Zero, alla fine i cannoni potevano essere puntati sul bersaglio e solitamente bastava una raffica per abbatterlo. Un'altra manovra importante venne chiamata Thach Weave, dal nome del suo inventore, l'allora Capitano John S.”Jimmy” Thach. Richiedeva due aerei, un leader ed il suo compagno di volo, che dovevano volare a circa 200 piedi (66 metri) di distanza. Quando uno Zero si metteva in coda ad uno dei due caccia i due aerei dovevano dirigersi uno contro l'altro. Se lo Zero seguiva il suo bersaglio originale lungo la virata entrava nell'arco di tiro del compagno d'ala. Questa tattica venne usata con qualche risultato nella Battaglia del Mar dei Coralli e nella Battaglia delle Midway, pur con forti perdite, ed aiutò a compensare l'inferiorità tecnica degli aerei americani fino all'entrata in servizio dei nuovi modelli.

Proprio dalla battaglia delle Midway del giugno 1942, che entrò in linea la seconda principale versione dello Zero, la A6M3, potenziata nel motore e nell'armamento. Comunque fallì nel raggiungere una completa superiorità a causa dei alcuni limiti strutturali e dello sviluppo di tattiche innovative da parte degli alleati che utilizzavano il vantaggio del volo in formazione e del supporto mutuo sistematico.

Nel 1943, le debolezze insite nel progetto originale quali: la protezione (non aveva serbatoi di carburante autosigillanti), la mancanza di bulloni esplosivi (con cui far saltare il tettuccio della carlinga), la cloche e pedaliera erano meccaniche e non avevano servocomandi idraulici (per cui nelle picchiate decise, e in generale ad alte velocità, i comandi si indurivano tanto che l'aereo diventava ingovernabile) e la crescente indisponibilità di motori aeronautici più potenti, portarono gli Zero a diventare meno efficaci contro i caccia americani di generazione successiva, dotati di maggiore potenza di fuoco, corazzatura e velocità.
Addirittura, nei primi anni di guerra, molti piloti di aerei giapponesi non indossavano mai il paracadute, perché ritenuto limitante i movimenti nell'abitacolo e soprattutto non rispondente a quanto previsto nel codice d'onore dei guerrieri giapponesi, per cui lanciarsi con il paracadute equivaleva all'onta della resa, alla quale era preferibile la morte onorata in combattimento. Questo portò, ben presto, a perdite elevate anche tra i piloti più esperti, sempre più difficilmente rimpiazzabili.

Sebbene l'A6M fosse superato nel 1944, rimase in produzione. Negli ultimi anni del conflitto, dei 10 937 esemplari prodotti, molti furono trasformati in Kamikaze.

L’AM6 è un aereo famoso conosciuto al gran pubblico grazie a film quali Pearl Harbor e La battaglia delle Midway, ma anche grazie a videogiochi quali Ace Combat e Joint assault per citarne alcuni. L’A6M è presente nel film d’animazione Kaze tachinu di Hayao Miyazaki.

Il mio Mirsubishi 6AM2
Caratteristiche del Mitsubishi A6M Zeke (Zero)
Equipaggio: 1
Progettista: Jirō Horikoshi
Costruttore: Mitsubishi
Lunghezza: 9.06 m
Apertura alre: 12.0 m
Altezza: 2.92 m
Carico Alare: 107.4 Kg/m2
Allungamento alare: 6.4
Peso a vuoto: 1680 Kg
Peso carico: 2410 Kg
Propulsione: un radiale Nakajima Sakae 12 da 925 CV (690kW)
Prestazione: 533 Km/h , autonomia 3110 Km (con serbatoi sganciabili) , quota 10300 m
Armamento: 2 mitragliatrici tipo 97 calibro 7.7mm sulla fusoliera frontale (500 proiettili l’uno).
2 cannoni tipo 99 calibro 20mm sull’esterno delle ali (60proiettili l’uno)
2 bombe da 60 Kg o 2 da 250 Kg per attacchi Kamikaze
Rapporto Potenza/Peso: 294 W/Kg
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Tessen - Il Ventaglio
Tessen - il ventaglio
Il Tessenjutsu letteralmente significa "l'arte dell'uso del ventaglio" (Tessen significa infatti ventaglio in giapponese). In particolare, questo stile studia l'uso del ventaglio giapponese da combattimento, in parte differente rispetto al ventaglio ornamentale.
L'uso del ventaglio in combattimento è menzionato fin dagli albori nella storia nipponica, a partire dalle antiche leggende giapponesi. Quest'arte marziale si è sviluppata nel periodo medioevale giapponese, nel quale ha visto il suo maggiore sviluppo, per poi perdersi con il modificarsi delle armi da combattimento ed il progressivo disuso delle armi bianche in particolare (quali spade e coltelli, lance ed arco).
Il Tessen da combattimento, come si diceva prima, è differente rispetto ai ventagli tradizionali che siamo abituati a conoscere. E’ lungo circa 35 cm e ne esistono due tipi:
Tessen Menhari-gata: realizzato con la seta o washi (un tipo di carta molto resistente), decorato con rilievi d’oro e argento e con le stecche di ferro. Questo era il Tessen con finalità ornamentali e da cerimonia.
Tessen Tenahashi-gata: realizzato completamente in ferro o in altra lega metallica resistente. Era questo il ventaglio utilizzato dai combattenti negli scontri e in battaglia per la pratica di difesa personale nel Tessen Jutsu.

I praticanti del Tessenjutsu potevano acquisire una grande abilità nell'uso del ventaglio. Alcuni erano talmente abili nell'uso del Tessen al punto tale da potersi difendere contro attaccanti che brandivano una spada o un coltello. Il ventaglio da combattimento era così efficace e pericoloso che si poteva arrivare ad uccidere un avversario con un singolo colpo. 

Oltre ad essere usato in duelli contro nemici armati di spade e lance, un marzialista abile nell'uso del Tessen poteva utilizzarlo per deviare coltelli e dardi avvelenati lanciatigli contro.

Oggi lo studio del Tessen è ricompreso nell'arte del Kobudo (lo studio  completo delle armi giapponesi tradizionali) o come arma da utilizzare nei kata di vari stili (Kempo, Karate tradizionale ed altri stili che contemplano l'uso delle armi tradizionali giapponesi).

Arriva l'estate, arriva il caldo! Imparare ad usare il Tessen abbina l'utile al dilettevole!
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Yari - La lancia
Yari - la lancia
Nell’antica mitologia, il Giappone era conosciuto come “il paese dalle mille lance”; la lancia (conosciuta generalmente come Yari) veniva al secondo posto, per significato tradizionale, dopo l’arco e le frecce. I primi esemplari di quest’arma sembra che fossero ispirati a modelli cinesi, con le lame larghe e le aste lunghe e spesse. Per modello e struttura, la vera lancia giapponese era simile a tutte le lame nipponiche per l’alta qualità della tempra, la leggerezza, e la facilità con cui la si poteva maneggiare, le lame della lancia erano scrupolosamente protette da guaine (un requisito che figurava tra le leggi militari dei Clan). Le aste (Nakae) erano di tutti i pesi e di tutte le lunghezze immaginabili. Erano fatte in ottimo legno, stagionato e trattato meticolosamente, di solito rinforzato e decorato con strisce o cerchi in metallo (Sujigane), nei punti che venivano a trovarsi sotto pressione quando si faceva leva con l’arma o si parava un colpo.
Esisteva anche una grande varietà di giavellotti: famosi erano l’Uchi-ne, caratteristicamente munito di penne; il Nage-yari, più lungo e forte; il Naguya; il Te-yari o Te-boko; e il lungo Makura-yari. Questi giavellotti venivano tenuti a portata di mano, sul campo di battaglia come in casa, accanto al guanciale, ed erano usati sia dagli uomini che dalle donne, come proiettili mortali o come i normali Yari, per affondi e le parate nel combattimento corpo a corpo.
Tipi di punti di Yari
Le punte delle lance, si possono dividere in tre gruppi principali: punte di lancia diritte, punte di lancia ricurve, e punte di lancia di varie forme. La punta diritta è la più comune come il Su-yari, era a doppio taglio, quasi una versione accorciata della spada giapponese arcaica (Ken).
La lancia a punta curva era chiamata il Naginata (letteralmente spada lunga) ma di questo tipo di arma ne parleremo in modo più approfondito più avanti.
Il terzo gruppo di punte da lancia include una varietà sconvolgente di forme, di solito estremamente specializzate. Il Sasu-mata, per esempio, era una lancia con la punta forcuta e uncini alla base, che poteva venire usata per tagliare e trapassare un bersaglio non solo di fronte ma anche di tergo. Altro esempio il Magari-yari, era un bellissimo tridente.
Il Bushi di rango elevato, quando era a cavallo, portava la lancia fissata alla gamba o alla staffa nello Yari-ate, il portalancia, i fanti (Ashigaru) portavano sulle spalle le loro lance, e spesso anche quelle degli ufficiali. Naturalmente, vi erano molti Ryu e molti Sensei del Bujitsu che si specializzavano nell’uso della lancia in combattimento. Tra i primi era famoso l’antico Ryu Hozo-in, che prendeva il nome dal monastero di Hozo; il Ryu Shinkage, famoso per i suoi formidabili spadaccini, comprendeva nel suo programma d’istruzione anche il combattimento con la lancia. Durante l’Era Tokugawa, la legislazione vietava i duelli non motivati direttamente dal diritto, fini per ridurre in una certa misura gli effetti socialmente deleteri degli scontri a morte. Nelle gare di abilità finì per venire introdotto  l’uso delle lance in bambù (Take-yari) o con le punte imbottite (Tampo) al posto di quelle a lama vera. Secondo i tipi principali di lancia tutte avevano in comune un numero rilevante di tecniche basilari, come gli affondi (Tsuki) i fendenti (Kiri) e le parate che, comuni a tutte le armi da taglio, si incontrano anche nell’arte della spada. Le posizioni iniziali, i movimenti introduttivi, gli stili adottati per avanzare verso l’avversario o per portarsi fuori dalla portata della sua lama, i modi per raggiungere un bersaglio o per eludere un assalto, variano da scuola a scuola. Quanto ci è stato trasmesso dello Yarijitsu feudale si trova nelle tecniche fortemente modificate del Jojitsu (l’arte del bastone), praticato in molte scuole moderne di Jodo ed anche come esercizio supplementare in certe scuole di Aikido. Delle innumerevoli scuole del Bujitsu che un tempo insegnavano le tecniche dello Yarijitsu soltanto pochissime risultano attive ancora oggi.

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